Per uniformare i racconti e renderli più leggibili, seguite queste regole di stile:
Punteggiatura:
- i segni di punteggiatura, comprese le virgolette, si scrivono attaccati alla parola che seguono e con uno spazio da quella che precedono. Giusto: “ecco, è fatto”. Sbagliato: “ecco , è fatto”; “ecco ,è fatto”
- i puntini di sospensione sono sempre e solo tre. Non seguono altri segni di punteggiatura, si scrivono attaccati all’ultima parola. Giusto: “e quindi…” Sbagliato: “e quindi……”; “e quindi?…”; “e quindi…?”; “e quindi …”
- Evitate di ripetere punti esclamativi o interrogativi. Se lo fate, usatene solo e sempre tre e non mischiateli. Giusto: “davvero???”. Sbagliato: “davvero???????”; “davvero??”; “davvero!?!”
- Non si lascia uno spazio prima e dopo un apostrofo. Giusto: nell’atrio. Sbagliato: nell’ atrio. Eccezione 1: quando si abbreviano gli anni, si mette uno spazio prima dell’apostrofo. Esempio : negli anni ’80. Eccezione 2: dopo le parole troncate. Esempio: prenderò ancora un po’ di pane.
Accenti:
- gli accenti giusti per alcune parole che finiscono in e accentata sono: perché, poiché, né, cosicché, sé.
- “Dà“, terza persona singolare del verbo dare, va accentato. La preposizione “da” non va accentata. Giusto: “le dà la mano! Non lo faceva da tanto tempo”. Sbagliato: “le da la mano! non lo faceva dà tanto tempo”.
- Qui, qua, sto e sta si scrivono senza accento.
- Lì e là, avverbi, si scrivono con l’accento. Li e la, articoli, si scrivono senza accento. Giusto: “La mamma è là, vicino all’albero”. Sbagliato: “Là mamma è la, vicino all’albero”.
- La parola po’ è una contrazione di “poco”, quindi si scrive con l’apostrofo, non con l’accento.
- La terza persona singolare presente del verbo essere si scrive é, con l’accento.
- Il pronome personale sé si scrive con l’accento. Eccezione: nella locuzione “se stesso” non si usa l’accento.
- Dì, giorno, si accenta. Di preposizione no.
- Sì (affermazione: “sì, è lui”), ciò, già, può, più si scrivono con l’accento. Si (pronome e nome della nota musicale) si scrivono senza accento (“si prepari”, “suonami un si”).
“D” eufonica:
- nella lingua moderna si aggiunge una “d” alle a, e, o solo quando la parola successiva inizia con la stessa vocale. Esempio: “ad altri”; “ed ecco”; “e altri”; “o ancora”
- si tende a non aggiungere la d quando la seconda lettera della parola è anche lei una d. Esempio: “calmo e educato” invece di “calmo ed educato”.
Plurale di lingue straniere:
- le parole straniere usate in italiano non prendono la “s” al plurale. Giusto: “un jet, tanti jet”; “un pub, tanti pub”. Sbagliato: “un jet, tanti jets”; un pub, tanti pubs”.
Il Dialogo:
- le frasi di discorso diretto sono precedute da una lineetta e da uno spazio: “- “. Se c’è un inciso nella frase, il dialogo è racchiuso da lineette. Se non segue nulla alla frase di dialogo, non si usa la lineetta di chiusura.
- Esempio 1: – Eccomi, volevi vedermi?
- Esempio 2: – Eccomi, – dissi. – Volevi vedermi?
- Le frasi dentro e fuori dalle lineette di dialogo seguono le normali regole della punteggiatura. I segni di punteggiatura vanno inseriti all’interno delle lineette.
- Esempio 3: – Ancora? – Chiesi. – Ancora non hai capito?
- Esempio 4: – E – dissi con aria complice – ora la ciliegina sulla torta.
3 Comments
Mi scappa un sorriso ironico e non posso fare a meno di far presente la mia stima a chiunque abbia ricapitolato le regole con annessi esempi. 🙂
Punteggiatura: correggete ‘prederò’ con ‘prenderò’
il dialogo: io scrivo con le virgolette al posto della lineetta. Mi viene proprio meglio. E’ un guaio se voglio pubblicare nel sito?
Ciao Daniele.
Grazie della segnalazione, ho corretto subito.
Dialogo: è questione di stile. Se ti viene più naturale utilizzare le virgolette, non c’è problema, usale pure.